giovedì 16 maggio 2013

Alla corte di un Piccolo Principe

Ave gente,
rieccomi a scrivere su queste piccolo angolo virtuale, dopo tanto tempo.
Chiedo scusa per la lunga assenza, ma in queste settimane il tempo è stato parecchio tiranno e in quel poco che me ne rimaneva per dedicarlo alla scrittura dovevo (e devo tuttora) dividerlo tra il sistemare definitivamente i testi di Diary of a Mind (raccolta di "poesie rock", come le ha definite il caro e buon Ciuffreda, che scrivo ormai da 10 anni) in LaTeX, fare lo stesso lavoro con quello per i concept (raccolte di poesie/testi per canzoni che raccontano una storia o sono legati da un unico filo conduttore), e poi finire dei post che ho in sospeso da molto tempo e che sto cercando di concludere, facendo le opportune ricerche per verificare la correttezza di certe affermazioni in essi contenute.

A proposito di concept, oltre a sistemarli sto lavorando alla progettazione di uno nuovo (alcuni di voi lo sapranno dato che gli è ne ho parlato di persona), e per realizzarlo nel migliore dei modi, devo anche leggere (in molti casi come questo si tratta di rileggere con piacere) certe favole tra cui Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry. Quello che segue sono i miei appunti e la mia personalissima analisi dell'opera, che non pretende di essere nulla di più che degli appunti su una visione personale, nient'altro, né una critica letterale (che detesto) né un'indagine delle intenzione dell'autore, ma solo un abbozzo di quello che io ci ho visto e che mi ha trasmesso: un modo per farvi entrare nel mio lavoro di scrittura, confrontare le idee con voi, sentire opinioni e magari trovare qualche ulteriore fonte d'ispirazione, quindi ogni tipo commento è assolutamente gradito.
E ora sia dia via all'analisi.










RIFLESSIONI SUL PICCOLO PRINCIPE DI ANTOINE DE SAINT-EXUPÉRY


Il deserto interiore

Questa favola per adulti rivolta ai bambini si svolge a mille miglia da ogni ambientazione umana perché è dimenticando i limiti mentali e sociali che simboleggiano la fretta, la frenesia, la corsa, si può riscoprire qualcosa di sé stessi; inoltre l'ambientazione è il deserto, perché agli occhi dell'adulto è arido e privo di ogni distrazione, oggetto o soggetto degno di attenzione, ed è una landa che non dà alcuna aspettativa di crescita o cambiamento, in quanto è una landa morta dove nulla può germogliare ma solo morire; il bambino, però, in questo vuoto ci vede le stelle, e nella sabbia una foglio su cui disegnare, qualcosa da plasmare. Il protagonista precipita con il suo aereo in questo deserto, come un Icaro che precipita dal cielo, quando si materializza in lui il senso del reale e perde la capacità di continuare a sognare, diventando arido dentro e rischiando di morire (di sete) perché senza bere dalla fonte dell'eterna giovinezza in noi, il nostro lato migliore, gli occhi del bambino che si meraviglia, che vive dell'immaginazione e della magia del mondo e dei gesti delle persone, quel bambino cade nel sonno eterno, facendo morire ciò che di positivo vi è nell'essere umano.


"Mi disegni una pecora?"
L'incontro con il piccolo principe riscuote uno stato di meraviglia che sembrava dimenticato. Quando un mistero è così sovraccarico, non si osa disobbedire pensa il protagonista, e un bambino che irradia per la naturale bellezza e sognate semplicità che nel cuore del deserto di chiede di disegnargli una pecora di certo non può lasciare qualcuno indifferente. All'inizio il protagonista si oppone al disegnare la pecora, dicendo che non ne era capace, anche perché i suoi studi erano incentrati sulla geografia e sulla storia, ma il piccolo principe sostiene che non importa e che dove vive lui tutto è molto piccolo, e quindi glielo richiede.
I primi disegni però non soddisfano il piccolo principe in quanto erano troppo vicini al vero, al reale, che mostrano quindi sempre un aspetto negativo (la malattia, il sesso, la vecchiaia) finché il protagonista non disegnò solo una scatola, dicendogli che dentro vi era la pecora: era questo che il principe cercava, perché l'immaginazione non ha limiti, e dentro quella scatola può esserci qualsiasi pecora (di qualsiasi dimensione), e con il pensiero potrà fare qualsiasi cosa, senza essere incatenata ad una particolare azione, e quindi potendo fare qualsiasi cosa si riesca a immaginare, e come se fosse viva.


La curiosità del principe

Il piccolo principe ignora le domande del protagonista mentre non fà altro che chiedere incuriosito informazioni sul mondo e sugli oggetti che lo circondano (come l'aeroplano). È l'analogo del classico "perché?'' bambinesco,che non si accontenta mai di ciò che conosce, ma vuole comprendere e scoprire meglio il mondo, ponendosi in continuazione domande su domande sperando di ottenere delle risposte (in questo, bambini filosofi e scienziati non solo molto diversi).


Il viaggio su mondi diversi
L'asteroide B612 è l'asteroide da dove viene il piccolo principe: è poco più grande di una casa e solo una volta è stato visto da uno scienziato, anche se all'inizio non gli credevano dato com'era vestito, solo perché non sembrava serio  in quanto non indossava un abito convenzionale adatto all'occasione, dimostrando così quanto sciocchi sono gli adulti dato che si basano sull'aspetto e su ciò che i loro occhi vedono,; ed è per questo il mondo degli adulti è cieco: perché non riesce a cogliere l'essenziale in quanto è accecato dalla semplice apparenza.
Il piccolo principe visita i mondi della vita adulta non trovandoci alcun senso perché non portano a niente, perché privi di essenza o reale utilità, tranne uno: un lavoro fatto per altri, che nel tempo è diventato insostenibile. Questa serie di episodi convince il piccolo principe dell'assurda illogicità degli adulti, così che si ha un rovesciamento della comune credenza: l'unico modo logico per vivere il mondo è tramite l'irrazionale innocenza di un bambino che si meraviglia del mondo.
Il biondo principe quindi, come viene spesso sottolineato, non vede alcun senso profondo nel mondo adulto, come un ragazzo volante che veniva anch'esso dalle stelle, che viveva tra mondi (metaforicamente parlando) molto distanti tra loro, in una terra che non c'è: Il Piccolo Principe sembra quindi la versione di Saint-Exupery di Peter Pan di James Mattehw Barrie, infatti entrambi combattono il modo di ragionare del mondo adulto e, vedendone l'insensatezza, non vogliono crescere ma amano comunque apprendere e scoprire, come accade al Piccolo Principe parlando con la volpe, o come succede a Peter Pan interagendo Wendy.


Il saluto del principe
Per tornare a casa, il Piccolo Principe deve farsi avvelenare dal serpente; così lui sembrerà morto ma in realtà sarà ritornato dove ha le sue radici, dalla sua rose, tra le stelle che illuminano il cielo.
Per ritornare a dove appartiene deve apparire morto per il mondo e questo perché l'essenziale è invisibile agli occhi, e lui, rappresentando l'innocenza, il bambino in noi, deve essere custodito dentro di noi, ma morto agli occhi di un mondo che non può lasciarlo libero ne farlo ricongiungere con le sue origini. Questa è l'unica difesa che si possa utilizzare per proteggere il Piccolo Principe, che può così continuare a vivere dentro di noi, non dimenticandolo, risvegliandolo ogni volta che guardiamo le stelle, che aspettiamo di vedere una persona a cui teniamo, che sogniamo, che usciamo dagli schemi, che immaginiamo l'essenza che si nasconde dietro la logica banale e rassicurante dell'apparenza: ogni volta che un volo pindarico ci riconduce a ciò che eravamo, a ciò che ci caratterizza davvero e libera il subconscio irrazionale sottostante all'apparente compromesso razionale necessario per comunicare.


Un corteo di principi nascosti
Gli scienziati, come gli artisti, si abbandonano a questi voli e poi, elaborandoli, li trasportano nel linguaggio puramente razionale della matematica. Per questa ultima operazione, per quanto analoghe, tali figure sono agli antipodi: i primi usano il razionale per descrivere un volo di fantasia e di immaginazione, mentre per comprendere i secondi ci vuole semplicemente la capacità di sapersi orientare tra le infinite traiettorie (i significati del soggetto) e le mille planate (le tecniche utilizzate), entrambi aspetti sono parti integranti del volo stesso e simbolo della libertà e del piacere di volare. Queste due tipi di persone rappresentano due esempi diversi di come coltivare l'immaginazione, la meraviglia, l'innocenza (a volte brutale come nel Il Vecchio e il Bambino di Guccini) del bambino che cè in noi che, oltre a questo, vuole semplicemente vivere intensamente, spensieratamente, come se il domani non dovesse mai arrivare, pur sognandolo e progettando continuamente nuove avventure future. Questo ultima caratteristica del bambino in noi è rappresentato dalla figura Peter Pan che affronterò (spero presto) in un altro post.

Detto ciò non resta che congedarsi dalla corte di questo Piccolo Principe, per volare tra le stelle (dopo la seconda, svoltare a destra), consci che ormai lui puòvivere, e rivivere, dentro di noi.