Alla fine siamo tutti
soli, con i nostri spettri del passato, i nostri scheletri
nell’armadio, le nostre fobie adulte, e non abbiamo nessuno con cui
parlarne che ci comprenda, perché ognuno è troppo immerso
nell’abisso dell’egoismo e della propria sofferenza; e quindi
cerchiamo conforto e non lo troviamo negli altri, nella famiglia,
nella religione o in qualunque altra nostra credenza, ma ci riuniamo
comunque per scambiarci vuote parole di solitudine simulando una
felicità fittizia, una maschera sociale che allevia il dolore in
apparenza (ma che è come un goldone per una sincera relazione
interpersonale), ingannandoci di essere qualcuno che non siamo e mai
saremo, perchè la follia dell'originalità di noi stessi saboterebbe
ogni rapporto frutto di una comunicazione freddamente razionale.
Siamo tutti soli perchè
solo nei soliloqui incoscienti siamo noi stessi, e solo in essi,
ormai, siamo capaci di abbracciare la follia delle emozioni, nostre o
esterne a noi; è per questo che vorrei nuotare in mare di follia, in
un mondo pazzo che sia ancora capace di credere alla magia,
all'empatia di due anime che comunicano a distanza, all'amore e alla
felicità come aspirazione, e che rilega la ragione solo come mezzo
per conoscere questo universo, e non come puro ed unico motore di una
logica che ormai guarda solo il profitto, ma perde di vista
l'autenticità dei pensieri e dei sentimenti; così lottiamo per
sopravvivere in una società innaturale che reprime l'istinto
naturale, e più cerchiamo di sopprimerlo più ci allontaniamo da noi
stessi, e quella voce di sincerità che da sola esprime sé stessa
ad un Io sordo, pian piano si affievolisce; così mi chiedo, se
perfino noi stessi riusciamo a stento ad ascoltarci, come possiamo
sperare che gli altri ci riescano? Come possiamo sperare di arricchire le nostre
reciproche follie se ogni persona reprime la propria? Come potremmo
trovare un modo di infrangere il muro della nostra alienazione,
aprendoci al mondo, quando il mondo vuole solo schiacciarci? Come
potremmo, noi, cancellare la distanza e far sì che i nostri
soliloqui prendano forza e vigore, ed infine interagiscono per far
diventare due monologhi un dialogo?
Solo trovando una risposta personalizzata a
queste domande, superando questi problemi con una data persona, ci farà davvero percorre
la strada insieme a lei, non come entità che viaggiano accanto, ma come
individuazioni che, legate, viaggiano verso il giorno che verrà,
l'alba di un domani ignoto, ma che insieme sarà più facile
affrontare, e condividendo appunto con qualcuno di importante il
tutto sarà più intenso e vitale di quanto ora possa apparire. È così che intendo il noto modo di dire celtico giorraionn beirt bothar (in due la strada è più
breve), perchè si accelera il
mutamento, si applica il Principio del vuoto di Joseph Newton, e ci
si sostiene a vicenda quando tutto sembra crollare.
Esiste solo una persona al momento con cui ho provo davvero a fare la strada insieme, perché siamo solitudini affini che si attirano e si comprendono a vicenda, e per lei ci
metto sempre tutto me stesso, anche se si tratta solo della mia confusione e quel
poco di coerente che è la mia persona, per proseguire quel cammino. Per lei sono disposto a
mettere in gioco ogni cosa, a rimettere in discussione ogni certezza
perché, citando l'attimo fuggente, “è proprio quando credete di
sapere qualcosa che dovete guardarla da un'altra prospettiva”, ma soprattutto per non soffrire di quella sindrome degli angeli caduti citata da Jack Folla nel brano sottostante.
Riflessioni che hanno accompagnato anche me. Quanto ci apprestiamo a vivere è un tempo di incertezza e di cambiamento. Sarebbe bene mettere da parte un attimo i goldoni sociali ed iniziare a ragionare assieme.
RispondiEliminaOttimo, quanto mai nulla di più vero, il detto celtico.
i mistici orientali effetivamente risolvono questo dualismo distruttivo (quello di cui parla jack) a cui noi, figli dell'occidente ormai caduto, siamo abituati.
RispondiEliminasolo che... papa occidente e mamma europa non ci danno nemmeno il tempo materiale per poter invetire la nostra rotta interiore. eh no, perchè poi ci mandano a letto senza cena...
però.. noi fratelli 1, 10, 100 di noi fratelli possiamo insegnare a mamma e papà qualche nuova (per loro) verità. e Madre Terra ce ne sarà grata, per sempre.