domenica 3 marzo 2013

Giorraionn beirt bothar


Alla fine siamo tutti soli, con i nostri spettri del passato, i nostri scheletri nell’armadio, le nostre fobie adulte, e non abbiamo nessuno con cui parlarne che ci comprenda, perché ognuno è troppo immerso nell’abisso dell’egoismo e della propria sofferenza; e quindi cerchiamo conforto e non lo troviamo negli altri, nella famiglia, nella religione o in qualunque altra nostra credenza, ma ci riuniamo comunque per scambiarci vuote parole di solitudine simulando una felicità fittizia, una maschera sociale che allevia il dolore in apparenza (ma che è come un goldone per una sincera relazione interpersonale), ingannandoci di essere qualcuno che non siamo e mai saremo, perchè la follia dell'originalità di noi stessi saboterebbe ogni rapporto frutto di una comunicazione freddamente razionale.
Siamo tutti soli perchè solo nei soliloqui incoscienti siamo noi stessi, e solo in essi, ormai, siamo capaci di abbracciare la follia delle emozioni, nostre o esterne a noi; è per questo che vorrei nuotare in mare di follia, in un mondo pazzo che sia ancora capace di credere alla magia, all'empatia di due anime che comunicano a distanza, all'amore e alla felicità come aspirazione, e che rilega la ragione solo come mezzo per conoscere questo universo, e non come puro ed unico motore di una logica che ormai guarda solo il profitto, ma perde di vista l'autenticità dei pensieri e dei sentimenti; così lottiamo per sopravvivere in una società innaturale che reprime l'istinto naturale, e più cerchiamo di sopprimerlo più ci allontaniamo da noi stessi, e quella voce di sincerità che da sola esprime sé stessa ad un Io sordo, pian piano si affievolisce; così mi chiedo, se perfino noi stessi riusciamo a stento ad ascoltarci, come possiamo sperare che gli altri ci riescano? Come possiamo sperare di arricchire le nostre reciproche follie se ogni persona reprime la propria? Come potremmo trovare un modo di infrangere il muro della nostra alienazione, aprendoci al mondo, quando il mondo vuole solo schiacciarci? Come potremmo, noi, cancellare la distanza e far sì che i nostri soliloqui prendano forza e vigore, ed infine interagiscono per far diventare due monologhi un dialogo?
Solo trovando una risposta personalizzata a queste domande, superando questi problemi con una data persona, ci farà davvero percorre la strada insieme a lei, non come entità che viaggiano accanto, ma come individuazioni che, legate, viaggiano verso il giorno che verrà, l'alba di un domani ignoto, ma che insieme sarà più facile affrontare, e condividendo appunto con qualcuno di importante il tutto sarà più intenso e vitale di quanto ora possa apparire. È così che intendo il noto modo di dire celtico giorraionn beirt bothar (in due la strada è più breve), perchè si accelera il mutamento, si applica il Principio del vuoto di Joseph Newton, e ci si sostiene a vicenda quando tutto sembra crollare.
Esiste solo una persona al momento con cui ho provo davvero a fare la strada insieme, perché siamo solitudini affini che si attirano e si comprendono a vicenda, e per lei ci metto sempre tutto me stesso, anche se si tratta solo della mia confusione e quel poco di coerente che è la mia persona, per proseguire quel cammino. Per lei sono disposto a mettere in gioco ogni cosa, a rimettere in discussione ogni certezza perché, citando l'attimo fuggente, “è proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un'altra prospettiva”, ma soprattutto per non soffrire di quella sindrome degli angeli caduti citata da Jack Folla nel brano sottostante.

2 commenti:

  1. Riflessioni che hanno accompagnato anche me. Quanto ci apprestiamo a vivere è un tempo di incertezza e di cambiamento. Sarebbe bene mettere da parte un attimo i goldoni sociali ed iniziare a ragionare assieme.
    Ottimo, quanto mai nulla di più vero, il detto celtico.

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  2. i mistici orientali effetivamente risolvono questo dualismo distruttivo (quello di cui parla jack) a cui noi, figli dell'occidente ormai caduto, siamo abituati.
    solo che... papa occidente e mamma europa non ci danno nemmeno il tempo materiale per poter invetire la nostra rotta interiore. eh no, perchè poi ci mandano a letto senza cena...
    però.. noi fratelli 1, 10, 100 di noi fratelli possiamo insegnare a mamma e papà qualche nuova (per loro) verità. e Madre Terra ce ne sarà grata, per sempre.

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