domenica 17 gennaio 2016

La cassetta degli attrezzi dello scrittore 1 - Ideazione e struttura


L’idea alla base


Scrivere è un modo di esprimersi, di comunicare, e può anche essere uno modo di vivere le cose e un mestiere, ma in ogni caso, il testo che ne uscirà sarà comunque una costruzione nostra, in qualche modo artigianale. Per capire meglio quello che voglio esprimere forse è meglio considerare questo aspetto e quindi concepire l’atto dello scrivere come l’esecuzione di un mestiere.

Ogni mestiere per essere eseguito al meglio, richiede l’uso di alcuni strumenti, oltre che allo sviluppo di opportune capacità nell’uso di tali strumenti, e la scrittura non è da meno.

Molti pensano che l’unico strumento dello scrittore siano la penna e il foglio su cui scrivere, ma già molti film mostrano ben altro:

-       una macchina da scrivere, come capita per in Misery;
     -       un moderno computer, come in The Words;
     -       la ricerca dell’ispirazione, come per la camminata in Urlo;
     -       la necessità di assaporare le parole e linguaggio, come ne L’attimo fuggente;
      -       il bisogno di raccontare e di esprimere idee, opinioni e sensazioni;
     -      

In sostanza, poco conta il mezzo con cui si scrive: i veri utensili sono altri.

Stephen King nella sua Autobiografia di un mestiere dedica una parte del libro proprio a questi aspetti, ma prima di capire il perché siano necessari e quale utilità abbiano tali strumenti bisogna soffermarsi prima su una cosa: che cos’è scrivere. King parla di telepatia, certo, ma questo non aiuta a capire quali strumenti servono allo scrittore.

Io mi soffermerei proprio su quello che ho scritto all’inizio: scrivere è comunicare, non con la voce o con i gesti, ma con simboli grafici che rappresentano lettere, sillabe e parole. Con in mente questo, e il fatto che un utensile è utile ad affrontare una data situazione e ottenere un risultato specifico (come un cacciavite è utile per fissare qualcosa in un certo modo, diverso da quanto farebbe un martello), possiamo capire ciò che ci serve in a base anche alle difficoltà che si possono affrontare.

“Quello che voglio dire è che per scrivere al meglio delle proprie capacità, è opportuno costruire la propria cassetta degli attrezzi e poi sviluppare i muscoli necessari per portarla con sé. Allora, invece di farsi scoraggiare davanti un lavoro che si preannuncia complicato, può darsi che abbiate a disposizione l’utensile adatto con il quale mettervi immediatamente all’opera.”

- On Writing, Stephen King, pag. 108

L’esempio che lo stesso King fa in quel libro, è quello di una cassetta a più livelli smontabili simile a quella di suo zio Oren, e la struttura che utilizza è più o meno la stessa. Questa è la sua divisione partendo dal livello più in altro:

1.     Vocabolario e grammatica
     2.     Elementi di stile  (il paragrafo, la lunghezza del libro, etc.)
     3.     Strumenti utili
Concordo abbastanza con questa visione, ma a mio avviso i livelli dovrebbero essere strutturati a loro volta in parti, come le piccole scatolette delle vere cassette degli attrezzi. Inoltre, suddividerei il terzo livello in due: strumenti utili nella scrittura, come cero e proprio terzo livello, e strumenti utili per aggredire il più grande nemico della comunicazione, rappresentato dalla pagina bianca, come quarto livello, dove vi sono quelle tecniche chiamate "di rifocalizzazione" per superare il noto “blocco dello scrittore”.

Mi accingerò nel seguito a mostrare come strutturare e riempire la cassetta degli attrezzi, prendendo ispirazione sempre da Stephen King, ma illustrando il mio punto di vista su come suddividere e ordinare i vari livelli della cassetta: quale logica vi deve esserci per far sì che sia il più funzionale possibile, basandomi su come sto gestendo la mia,



Organizzazione generale


Gli utensili più comuni stanno nel vano superiore per essere sempre a portata di mano e di rapido usi, mentre negli altri livelli ci sono tutti gli attrezzi che si adattano alle varie situazioni e agli ostacoli da affrontare, e sono quelli che caratterizzano il modo di lavorare di uno scrittore rispetto agli altri; la propria “mano”, il proprio modo di comunicare, traspare anche e soprattutto da come si usano gli strumenti comuni, a è la varietà e l’efficacia di ciò che si mette negli altri livelli che farà la differenza (King docet).

Infine, prima di affrontare cosa mettere nel concreto in tale cassetta, è bene tenere presente una cosa fondamentale: sono tutti strumenti, e come tali è bene farne una manutenzione periodica, riesaminarli come se fosse la prima volta che li dovete adoperare, ridare loro di tanto in tanto un nuovo splendore e utilità a quelli arrugginiti, e rimuovendo col tempo e col cambiamento (e la crescente consapevolezza, si spera) quelli che sono diventati obsoleti[1].



[1] Vorrei sottolineare che “obsoleti” non significa ridondanti, perché per combattere la pagina bianca, la ridondanza può essere la nostra salvezza.

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